Il mio paese
Il paese in cui viviamo si chiama Francofonte.
Il territorio del comune di Francofonte appartiene alla provincia di Siracusa.
Esso confina a Nord con il Comune Militello Val di Catania e quello di Lentini, ad Est con il Comune di Carlentini ed a Sud con i Comuni di Vizzini e di Buccheri.
Francofonte è posto su una collina circondata dal verde degli agrumeti ed ha un’altitudine media di 281 m sul livello del mare.
Corsi d’acqua
I corsi d’acqua, tutti a carattere torrentizio, che attraversano il territorio di Francofonte sono: San Giovanni, Oscini, Canale Risigone.
Collegamenti
Nel mio Comune non esiste la stazione ferroviaria, pertanto, il traffico avviene su strade ordinarie.
L’arteria principale è costituita dalla strada a scorrimento veloce N.194 Ragusa-Catania, la quale dà la possibilità di un diretto collegamento con i suddetti centri e con i Comuni di Lentini e di Vizzini
Economia
La popolazione residente al censimento del 1961 era di 15.861 ab., mentre oggi è di 12 875 ab. circa.
La riduzione della popolazione è dovuta , in gran parte, all’assenza di industrie, per cui molte famiglie sono state costrette ad emigrare in cerca di lavoro.
Quasi tutti gli abitanti di Francofonte si dedicano all’agricoltura, soprattutto alla coltivazione delle arance, frutti importati dal Portogallo, dal cui nome deriva il nome dialettale dell’arancia “Partuvallu”.
Al commercio degli agrumi è legata l’economia di tante famiglie, dal proprietario terriero, ai braccianti agricoli e a quelli che si occupano del trasporto.
L’allevamento di bovini, suini e pollame è poco praticato.
Francofonte dalle origini ad oggi
Non si hanno notizie certe circa l’origine di Francofonte, ma di certo sappiamo che Francifontis esisteva già nel 1360,anno in cui il conte Artale Alagona fece fortificare il preesistente casale, il cui nome era Bulfida, con un imponente e inaccessibile castello
Il castello fu posto in alto, su un cocuzzolo vulcanico per dominare tutti i lati della valle.
Tutto intorno al castello andava man mano sorgendo un casale formato da casupole e da case “solarate” dei “boni homini” e dei borghesi .
Il casale rivaleggiava con il vicino nucleo rurale esistente nei pressi della torre di Cadrà e viveva una vita stentata , fino a quando Re Martino , tolti i feudi di Cadrà e di Francofonte ai ribelli Alagona li concesse al barone Berengario Crujllas.
Il Barone che aveva interesse affinché il casale si accrescesse ottenne il regio privilegio d’immunità per tutti coloro che venivano a rifugiarvisi.
Da quel momento Francofonte vede aumentare la sua popolazione, che passa dalle 25 famiglie del 1310, ai 400 abitanti del 1368, per raggiungere nel 1509 le 3099 unità.
All’incremento demografico seguì quello edilizio e il miglioramento economico.
Verso il 1498 Donna Beatrice Crujllas sposa il nobile Gravina di Palagonia e si stabiliscono a Francofonte.
Si arriva così, sotto il governo di Gravina fino alla prima metà del 1600.
L’ undici gennaio del 1693 un terribile terremoto colpì la Sicilia orientale e Francofonte , ridotta a un cumulo di macerie, registrò molte vittime, ci furono, infatti, 345 morti su 2.039 abitanti.
Il poderoso castello crollò quasi completamente: delle otto torri perimetrali che ne segnavano la periferia, ne rimasero due di quelle di mezzogiorno. Le due centrali, rotte a metà, sono ancora visibili.
Sarà Ferdinando Francesco Gravina a dare l’avvio alla ricostruzione.
Egli fece costruire, sui resti del castello, l’attuale bellissimo palazzo marchionale, condotto a termine nel 1705, come si legge nelle lapidi esistenti sul fronte, ai lati della porta maggiore.
La ricostruzione del centro abitato inizierà solo nei primi anni del 1700. Vengono ricostruite molte delle chiese distrutte dal sisma e riedificate due nuove chiese: Santa Croce e San Cristoforo.
Sorgono, inoltre, bellissimi e imponenti palazzi:Lentini, Cancellieri, Cocuzza, Amico ecc.
La volontà di rinascita si avverte anche nella volontà baronale che promette agevolazioni ai nuovi abitanti, la popolazione che nel 1714 era di 2379 abitanti, nel 1748 rasenta i 3000, per raggiungere i 3319 nel 1780 e i 3573 nel 1801.
Il secolo XIII è caratterizzato da profondi mutamenti nella vita economica del paese. Scompare la pastorizia e prende il sopravvento la cultura del grano, del lino, della canapa; si pratica anche, ma in modesta misura, l’allevamento del baco da seta.
Dopo il 1850 prende il sopravvento l’agrumicoltura, per far posto agli agrumeti si sacrificano vasti campi di grano, uliveti, vigneti e boschi, si fermano i mulini, i palmenti e i frantoi, non si costruiscono però adeguate strutture inerenti al nuovo tipo di agricoltura.
L’economia è in netto declino e i falegnami, gli ebanisti, i calzolai e i sarti si vedono costretti a chiudere le loro botteghe; non esiste più la fornace di c/da “Cavuzza”, un vanto per i francofontesi perché ha prodotto tutte le tegole che hanno rivestito i tetti delle loro case.
Il resto è storia recente, quella di un centro agrumicolo, che spera in una ripresa economica